Il parrocchetto dal collare

(Psittacula krameri)


Il parrocchetto dal collare è un pappagallo molto diffuso in natura, dall’Africa centrale e orientale all’India fino alla Cina, e fra i più allevati, sicuramente il primo del genere Psittacula. Al bell’aspetto elegante unisce altre caratteristiche come la resistenza, l’essere poco esigente e la capacità di riprodursi in cattività (allo stato libero è ormai presente anche in Europa, ed esistono colonie in Inghilterra e in Italia, in Liguria, Friuli e Veneto, vicino Verona). E’ caratterizzato da una livrea verde, becco arancione-rosso e zampe grigionere; inoltre è presente il dimorfismo sessuale: nei maschi c’è la presenza di una banda colorata sul collo (generalmente arancione e nera) mentre la femmina e l’individuo giovane ne sono privi; anche il colore del becco è diverso nei due sessi. Si lascia addomesticare facilmente e, se seguito con attenzione, è in grado di imparare molte di parole.


Gabbia

La gabbia va sistemata in stanze a temperatura costante, non in quelle più calde (cucina, bagno, stanza con bruciatore), ma in quelle in cui si cambia l’aria più raramente. Non va mai collocata vicino a porte e finestre per evitare pericolosi spifferi. La gabbia non va mai tenuta al sole, senza un nascondiglio ombreggiato per il pappagallo. In cucina tenete presente la tossicità dei fumi e dei gas (le padelle non aderenti (teflon) emettono, scaldate al fuoco, gas letali per gli uccelli, il “Fornet” è estremamente tossico…).
Dal momento che questi pappagalli possiedono una buona apertura alare è consigliabile l’uso di grandi gabbie o piccole voliere, ricordandosi sempre che più spazio hanno a disposizione per volare, meglio vivono. E’ possibile anche l’uso di voliere all’aperto: questi pappagalli non temono molto il freddo, purchè non sia anche umido.
Come arredo si consiglia un nido-casetta, posto all’esterno della gabbia, con l’apertura all’interno della stessa, con le seguenti dimensioni: 50 cm per l’altezza e 30 cm per larghezza e lunghezza. Così posizionato sarà più facile riuscire a pulirlo, soprattutto se sarà dotato di un lato apribile (normalmente quello opposto alla porta). Sarebbe bene che la casetta possedesse anche una porta scorrevole, normalmente tenuta aperta, ma con la possibilità di chiuderla mentre si pulisce il nido. L’apertura rotondeggiante e con i bordi smussi garantirà che il parrocchetto non si danneggi entrando o uscendo.
Dentro la casetta la Psittacula si farà il nido con il materiale che gli metteremo a disposizione, preferibilmente il fieno o la paglia e la carta da giornale.
Sul fondo io suggerisco di porre i quotidiani, facili da reperire e da asportare quando sono sporchi, con una buona capacità assorbente. Spesso l’uso dei giornali è stato considerato pericoloso per la presenza di piombo nell’inchiostro, ma al giorno d’oggi i quotidiani non vengono più stampati, ma fotolitografati, perciò il problema non sussiste più.
La gabbia deve poi possedere posatoi di diverse dimensioni, per far lavorare i muscoli delle zampe e delle dita, facili da togliere e da pulire. I posatoi possono essere di plastica, legno o bambù, e questi ultimi vanno cambiati frequentemente.
Fra le cose che non devono mai mancare ci sono i giochi: la gabbia di un pappagallo deve sempre contenere qualcosa che stimoli i sensi dell’uccello. Per gioco intendo sia quelli normalmente in vendita nei negozi, ma anche rametti (i migliori sono quelli che potete raccogliere voi, soprattutto quercia, castagno, salice, pioppo, eucalipto, il legno della vite; evitate piante resinose come pini o abeti e piante da frutto come peri, peschi; lavateli con bicarbonato di sodio, risciacquateli bene e tagliateli in pezzi lunghi 15-20 cm), tubi in cartone, mollette per appendere i panni, carote, finocchi, sedano o altro materiale. Tutto ciò finirà distrutto in mille pezzi, ma divertirà sicuramente il parrocchetto.
I giochi acquistati devono essere di materiale atossico, sicuri e facilmente lavabili. E’ consigliabile tenere all’interno della gabbia, attaccate ad essa, due tazze per il cibo, una per il grit ed una per l’acqua. Si deve porre inoltre sul fondo una vasca con acqua, attaccata alla parete, perchè i parrocchetti amano fare il bagno. Consiglio anche un blocco di sali minerali, sia per pareggiare il becco, sia per fornire un supporto alla dieta.


Alimentazione

Il cibo di questi pappagalli in natura è dato da semi, frutta, fiori, bacche e per alcune sottospecie anche nettare. In cattività la dieta deve comprendere:
-    misto di semi per parrocchetti
-    frutta (mele di diverse qualità e colore, arance, mandarini, cachi, uva e uvetta passita (solo ogni tanto), pere, susine, prugne e mango
-    verdura fresca: fagioli con buccia, piselli con buccia, broccoli, finocchi, sedano, carote, zucchine, la parte centrale di ogni tipo di cavolo
-    cereali cotti
Tutto ciò che è fresco va lavato con bicarbonato di sodio, va ben sciacquato e dato di mattina e poi tolto di sera, in modo che non aiuti la crescita di batteri e funghi nell’ambiente. Nella preparazione della pappa bisogna avere cura di tagliare la frutta in pezzettini e di mischiare frutta e verdura di diverse forme e colori, per rendere il cibo più interessante.
Finalmente da un po’ di tempo sono in commercio i pellettati specifici per pappagalli. Questi croccantini raccolgono in sé tutto ciò di cui ha bisogno il nostro volatile, permettendoci di dargli un cibo completo, che non marcisce e puzza se lasciato un po’ più del dovuto, che non permettere di scegliere, al nostro intelligente amico, ciò che più gli piace, ma che in modo piacevole lo obbliga a seguire una dieta corretta.
Certi cibi non vanno mai dati, neppure in piccola quantità, perché particolarmente tossici: avocado, cioccolato, alcool, cibi molto dolci o molto salati, anche se il pappagallo può essere attirato da questi proprio perché più saporiti.


Riproduzione

Nella parata nuziale il parrocchetto maschio utilizza una lunga serie di messaggi, tra cui svolazzare e posarsi di continuo allargando le penne della coda, emettere una serie di grida melodiose (che non a tutti possono sembrare tali), imbeccando la femmina e pulendole e sistemandole le penne del capo. Dopo l’accoppiamento la femmina depone da 3 a 5 uova che cova, da sola, per circa 22 giorni. I giovani sono nutriti da entrambi i genitori per circa 45 giorni, dopo di che sono in grado di abbandonare il nido, anche se vengono alimentati per altre due settimane.


Animali con cui dividere la casa

E’ da escludere la convivenza con altri uccelli, e pappagalli in particolare. Con quelli più piccoli, infatti, il parrocchetto si dimostrerà particolarmente aggressivo, mentre se sono più grandi potrebbe essere lui l’aggredito. Gatti, furetti ed altri carnivori potrebbero vedere nel vostro amico pennuto più una pietanza che un compagno di giochi. Con i cani è necessario abituare entrambi alla convivenza fin da piccoli, mentre i rettili potrebbero essere scambiati per un gioco fino a quando sono piccoli, poi le parti potrebbero invertirsi.