ALLEVAMENTO A MANO DEGLI INSEPARABILI

 di Antonio Misantone

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(foto di E. Calci)

(dal libro "Conoscere e allevare gli inseparabili" di A. Misantone)

 

1 Allevare a mano i piccoli?

In questi ultimi anni sta diventando una vera moda allevare piccoli di

inseparabili a mano ed è anche, per chi la pratica, un’attività molto redditizia in

quanto il suo prezzo può essere anche tre volte superiore al prezzo abituale di

mercato. Lo scopo di una simile pratica è di avere un animale da compagnia

particolarmente docile e discreto ed anche molto meno impegnativo di un cane

o di un gatto. Infatti, in caso di stanchezza o di assenza da parte nostra, lo si

può comodamente chiudere in gabbia.

Noi siamo fortemente contrari all’uso di questa pratica a meno che essa non

sia richiesta da reali necessità e ciò perché, in base alla nostra esperienza,

soprattutto i soggetti allevati a mano e isolatamente da altri piccoli sono

talmente legati all’uomo che fanno fatica successivamente ad accettare di

vivere con i propri simili e quindi di riprodursi e, anche se a volte ci riescono,

all’inizio non sono quasi mai dei bravi genitori capaci di allevare a loro volta la

propria prole. Naturalmente non mancano eccezioni, ma, ricordiamoci, sono

pur sempre eccezioni! Sarebbe opportuno invece allevare in gruppo questi

soggetti. In questo modo si otterrebbe tanto un buon legame con l’allevatore

quanto un buon legame con gli altri uccelli. Inoltre in caso di una nostra

prolungata assenza il piccolo inseparabile non sentirebbe troppo la nostra

mancanza e continuerebbe a giocare e vivere con i suoi simili.

Riteniamo invece che i piccoli inseparabili possono essere allevati a mano in

caso di abbandono da parte dei genitori o quando una coppia non ben

assortita, in cattiva salute o troppo giovane incontra delle difficoltà nel fare

fronte agli impegni parentali. Se in quel momento non abbiamo altre nidiate in

cui inserire gli abbandonati, sarà necessario procedere all’allevamento a mano.

Bisogna tuttavia sapere che la sopravvivenza di quei piccoli dipende dalla

nostra disponibilità di tempo, dalla pazienza e soprattutto dalla nostra

competenza perché dal momento in cui essi vengono prelevati dal nido

diventano totalmente dipendenti da noi.

Quindi se per qualsiasi motivo pensiamo di non poter nutrire adeguatamente i

nostri piccoli Agapornis, non esitiamo a lasciarli con i loro genitori: saranno

forse meno docili ma sicuramente saranno vivi! La vostra coppia di Inseparabili

saprà allevare benissimo la sua prole con nostra massima soddisfazione:

generalmente essi sono degli ottimi genitori.

2. L’età ideale per iniziare ad allevare a mano e le strutture.

Il momento ideale per cominciare l’allevamento a mano è quando i piccoli

raggiungono un’età compresa tra i 14 e i 21 giorni di vita. Prima dei 14 giorni,

infatti, essi hanno bisogno anche di un pasto notturno in quanto avendo un

gozzo piccolo e poco capiente devono mangiare poco e spesso. Dopo i 21

giorni, invece, alcuni piccoli si adattano con una certa difficoltà ad accettare

sia un nuovo modo di essere alimentati che ad assumere nuove pappe e ciò

perché in essi l’imprinting parentale è stato già acquisito ed è molto più

evidente.

Per procedere nell’allevamento a mano è necessario avere a disposizione

un’incubatrice, un termometro, un igrometro, della carta assorbente, un buon

disinfettante e un recipiente in cui tenerli. In commercio esistono delle ottime

incubatrici ma anche una gabbia riscaldata o gabbia infermeria fatta

artigianalmente va bene. L’importante è che temperatura e umidità siano

quelle giuste. All’inizio sarà indispensabile controllare spesso i valori di

entrambi e procedere al loro aggiustamento osservando oltre che il

termometro anche il modo in cui i piccoli si posizionano l’uno rispetto all’altro.

Infatti se la temperatura è:

· troppo elevata: essi hanno il becco aperto, ansimano e si tengono distanti

l’uno dall’altro;

· troppo bassa: essi sono raggruppati e letargici.

· ideale: essi sono uno accanto all’altro senza stringersi.

Ma quale è la temperatura ideale? Essa non è sempre la medesima ma varia

con il variare dell’età. D’altra parte i genitori stanno molto tempo con i piccoli

quando essi hanno pochi giorni per poi gradualmente abbandonarli per periodi

di tempo sempre più lunghi man mano che si ricoprono di piume prima e di

penne poi. Per tarare in modo corretto la nostra incubatrice possiamo fare

riferimento al seguente schema:

· I piccoli di due o tre settimane (senza piumino) hanno bisogno di una

temperatura di 31-34 °C.

· I piccoli con piumino necessitano di 29-31°C.

· I piccoli con le piume necessitano di 25-28°C.

Naturalmente un solo piccolo nell’incubatrice avrà bisogno di maggior calore

Per assicurare la giusta umidità si può inserire nell’incubatrice un bicchiere o

una vaschetta con una salvietta bagnata che dovrà essere rinnovata ogni

giorno, per permettere di ottenere l’umidità necessaria per i piccoli (minimo 55%).

All’inizio, quando sono ancora molto piccoli e si muovono poco, per contenerli

si potrà utilizzare un contenitore di dimensioni ridotte. Una ciotola simile a

quella comunemente usata per prendere il latte va più che bene per tenervi

due o tre piccoli di pochi giorni. Sul fondo va sistemata della carta assorbente.

E’ importante tenere meticolosamente pulita sia l’incubatrice che il recipiente

dove sono sistemati i piccoli. La carta va sostituita regolarmente dopo ogni

imbeccata soprattutto se ci sono più piccoli insieme.

E’ necessario inoltre cambiare la superficie del loro ambiente con il cambiare

dell’età. Tolti dalle ciotole piccole possono essere messi in ciotole sempre più

grandi fino ad essere introdotti progressivamente, verso le 4 o 5 settimane, in

una piccola gabbia dotata di un posatoio (il più basso possibile) mettendovi a

loro disposizione anche qualche piccolo gioco. A questa età sono curiosi e

attivi: sviluppano la loro agilità per spostarsi e imparare a tenersi in equilibrio

sul posatoio. E’ una tappa importante da superare per il futuro adattamento a

una gabbia più spaziosa che sarà la loro nuova dimora.

3. L'alimentazione: contenuti e mezzi.

Per alimentare i piccoli inseparabili bisogna dotarsi del seguente materiale:

· Termometro

· Siringhe per somministrazione orale (10 cc.)

· Cucchiaino (facoltativo)

· Frusta piccola

· Carta assorbente

· Soluzione di VIRCON (0,5%)

· Crema d’allevamento

Per nutrire i nostri piccoli dobbiamo acquistare dei prodotti specifici facilmente

reperibili in commercio presso i negozi di animali ma si possono anche usare

prodotti ad uso pediatrico a base di cereali a cui possiamo aggiungere, per

elevare il valore proteico, creme a base di legumi. Tutti questi prodotti hanno

la proprietà di mescolarsi molto facilmente con l’acqua calda. In genere e salvo

casi particolari non è necessario aggiungere a questi prodotti altre sostanze

come vitamine, sai minerali o aminoacidi essendo essi ben equilibrati. E’ molto

importante invece non riutilizzare mai per il pasto successivo quanto avanzato

da quello precedente e ciò per evitare il formarsi di batteri se esso è

conservato nel frigorifero o se riscaldato con il forno a micro-onde. Inoltre se

il composto è riscaldato nel forno a microonde può verificarsi un pericolo

ancora maggiore. Infatti poiché la temperatura del forno non è mai uniforme,

c’è il rischio, in fase di alimentazione, di causare delle bruciature nel gozzo dei

piccoli. Queste bruciature interne poi possono essere letali o generare la

formazione di funghi e di mughetto in tutto l’apparato digestivo dei piccoli.

Ma quanta pappa bisogna preparare?

La quantità di crema da preparare per ogni pasto dipende naturalmente dal

numero dei piccoli da alimentare. Con la pratica si finisce per conoscere

abbastanza bene la quantità d’acqua richiesta e la quantità di polvere da

diluire. E’ necessario comunque aggiungere all’acqua calda la giusta quantità di

polvere e mescolare molto bene con una frusta in modo da eliminare ogni

grumo che potrebbe otturare la siringa, se si usa questa per l’alimentazione.

Il giusto composto per allevare i piccoli non deve essere né troppo liquido, nel

qual caso risulta compromessa la crescita dei piccoli, né troppo densa perché

scenderebbe con difficoltà nell’esofago verso il gozzo. Esso deve essere

cremoso ma un po’ meno denso di un budino, di densità simile a una composta

di mele o a una crema liscia al punto giusto da poter scorrere con facilità.

Inoltre bisogna badare anche che esso sia caldo al punto giusto perché se

troppo caldo, rischia di ferire gravemente l’esofago e il gozzo, provocando

lesioni interne, se invece è troppo freddo, c’è il rischio che i piccoli rifiutino il

cibo. La giusta temperatura finale del composto deve essere tra i 37-38°C.

Per evitare poi che durante la somministrazione del cibo esso diventi troppo

freddo occorre avere a disposizione o uno scalda biberon o una ciotola di acqua

calda in cui immergere il contenitore della pappa.

Infine, dopo ogni pasto, bisogna pulire meticolosamente ogni utensile. La

siringa può essere conservata in una soluzione di VIRCON allo 0.15 % e prima

di essere nuovamente usata essa va risciacquata molto bene. Lo stesso

prodotto serve per disinfettare i contenitori dei piccoli perché è un anti-fungo,

un anti-virus e un anti –batterico molto efficace.

4. Alimentazione dei piccoli.

Nutrire un piccolo a mano è un’attività molto piacevole anche se richiede

molta attenzione, tempo e disponibilità.

E’ importante prendere i piccoli in mano regolarmente, coccolarli e parlargli

dolcemente. Riconoscere la nostra voce sarà per loro molto rassicurante.

Questi contatti devono ripetersi in modo costante, durante e soprattutto al di

fuori del momento del pasto. I piccoli apprezzeranno molto queste attenzioni e

ce ne chiederanno altre con nostra grande soddisfazione.

Nutrire i piccoli con la siringa o con il cucchiaino dipende solo da noi: sta a noi

decidere quale metodo sia, anche per noi, il più appropriato. L’importante è

che ci sentiamo a nostro agio. I due metodi presentano entrambi vantaggi e

inconvenienti. Eccoli:

􀂾 Metodo con il cucchiaino:

· La quantità ingerita dai piccoli è approssimativa.

· Perdita troppo rapida di calore del composto.

· Il piumaggio si sporca.

· Può essere utile per dei piccoli più cresciuti.

􀂾 Metodo con la siringa:

· Quantità precisa ingerita dai piccoli.

· Il composto mantiene il calore.

· Il piumaggio non si sporca.

· A volte si possono formare delle bolle d’aria: è importante eliminarle

prima di alimentare i piccoli.

Alcuni allevatori rimproverano a questo metodo, molto preciso ed efficace, di

impedire un contatto più stretto con i piccoli. Se ciò è vero, si può rimediare

facilmente dedicando loro per più tempo e più spesso le nostre attenzioni e le

nostre coccole.

Prima di prendere i piccoli per nutrirli o giocare con loro è consigliabile

riscaldarsi le mani: il contatto con le dita fredde li indispone.

Ogni mattina poi è bene pesare i piccoli e registrare la curva del peso. Un

piccolo che non ingrassa o che dimagrisce deve essere visto da un veterinario.

Quanti pasti al giorno?

La frequenza dei pasti dipende dall’età dei piccoli. Prima del pasto il gozzo deve

essere quasi vuoto. Un gozzo che tarda a vuotarsi è indice di un serio problema

che va affrontato con l’aiuto del veterinario.

Anche la quantità del composto da somministrare dipende dall’età e dalla

grandezza del piccolo. Un gozzo pieno è teso senza essere troppo duro (da

evitare) e ai lati del collo si forma una gobba. Anche se il nostro piccolo

ghiottone domanda ancora cibo, dobbiamo smettere di dargliene. Un gozzo

duro e disteso può causare dolore e fa stare il piccolo a disagio. Dovrà

pazientare fino al pasto successivo.

Per alimentare a mano un piccolo inseparabile è necessario stimolarlo a

chiedere l’imbeccata e per far ciò gli si può dolcemente sollevare la testa

tenendola tra il pollice e l’indice e stimolargli il becco toccandolo gentilmente

con le dita dell’altra mano. Ottenuto ciò si introduce la siringa inclinandola in

modo da costringerlo ad alzare la testa. Il composto così scorrerà meglio

dentro l’esofago. Per evitare di introdurre il cibo nella trachea con conseguenze

letali è necessario dirigere la crema verso il lato destro della bocca perché è da

che comincia l’esofago.

Durante l’imbeccata è importante seguire il ritmo impresso dal nostro piccolo

senza introdurre a forza il composto. Un piccolo in buona salute inghiotte il

cibo senza farsi pregare.

Dopo ogni pasto bisogna rimuovere dal becco e dalle piume gli eventuali resti

di cibo che fossero fuoriusciti. Un’igiene accurata è di fondamentale

importanza per la buona salute dei piccoli e per la loro estetica. Non c’è

spettacolo più brutto che vedere piccoli inseparabili con le piume letteralmente

incollate tra loro dai resti della crema di alimentazione. Pensate invece a

quanto sono belli i piccoli alimentati dai loro genitori!

Inoltre è di fondamentale importanza pulire e disinfettare gli strumenti

utilizzati e riporre la siringa nella soluzione di disinfettante. E’ necessario

ricordarsi poi di sciacquare bene la siringa prima di riutilizzarla perché i piccoli

non devono inghiottire la soluzione. E’ consigliabile pertanto avere più siringhe

a portata di mano.

Tra le siringhe disponibili sul mercato sono da preferire quelle da 10 cc.

5. Lo svezzamento

A partire dalla seconda settimana i piccoli non hanno bisogno di mangiare

durante la notte. Possono attendere fino al mattino.

In media essi assumono le seguenti dosi di cibo e ai seguenti intervalli di

tempo:

􀂙 piccoli senza piumino: da 4 a cc ogni tre ore

􀂙 piccoli con piumino. Da 5 a 8 cc ogni 4 ore

􀂙 piccoli con le piume: da 7 a 10 cc per 4 volte al giorno

Controllare sempre, tastandolo con una leggera pressione delle dita, che il

gozzo riempito sia teso senza però essere duro. Naturalmente le quantità sopra

indicate non sono dogmatiche e possono, a giudizio dell’allevatore, variare da

piccolo a piccolo. Tuttavia ci permettiamo consigliare di non superare la

quantità di 10 cc.

A partire dalla quinta settimana si comincia a diminuire la frequenza dei pasti.

Da 4 pasti al giorno si passa a 3 pasti al giorno e poi a 2 e infine a uno fino al

completo svez-zamento. L’ultimo pasto da eliminare sarà quello della sera

prima di andare a dormire. Questa è una misura precauzionale tesa a garantire

che il piccolo non si addormenti a stomaco vuoto qualora abbia mangiato

poco durante il giorno.

Come regola generale i piccoli saranno completamente svezzati tra la 7° e la

10° settimana, ma naturalmente ci saranno sempre dei piccoli che si

renderanno autonomi più precocemente di altri e piccoli che invece

cercheranno di prolungare ulteriormente l’alimentazione a mano con loro

grande piacere.

Per incitarli e incoraggiarli a nutrirsi da soli sarà opportuno mettere a loro

disposizione fin dalla 4° settimana una scodella con del cibo tenero e una,

ovviamente non troppo piena per evitare incidenti, con dell’acqua. Inoltre un

po’ di cibo può essere sparso anche per terra. Curiosi come sono essi non

tarderanno a interessarsi ad esso e a cominciare a beccarlo. Naturalmente una

tale pratica prevede un cambio più frequente nell’arco della giornata del fondo

della gabbia per evitare che il cibo possa essere sporcato con le loro feci e

quindi ingerito. Non appena i piccoli si abitueranno a mangiare nella scodella si

smetterà di porre il cibo sul fondo della gabbia.

Un ulteriore accorgimento da seguire è di porre nella gabbia diverse

mangiatoie a varie altezze. Se in gabbia sono presenti più piccoli, questo

accorgimento permetterà a ciascun piccolo di avere la sua razione di cibo e li

aiuterà quindi a svezzarsi più facilmente. Possiamo considerare i piccoli

completamente svezzati quando, nonostante i nostri tentativi di nutrirli, essi

rifiuteranno la crema con cui sono stati fino ad allora alimentati. Bisogna

tuttavia controllare che essi si alimentino adeguatamente e, se il caso,

intervenire per evitare inutili perdite. Sarebbe veramente un peccato perderne

qualcuno dopo aver fatto tanti sacrifici di tempo e di denaro per allevarli.