Il Diamante Pappagallo
E’ originario della Nuova Caledonia ed isole limitrofe ad est dell’Australia, lungo circa 12 cm. ed è uno dei diamanti che più hanno entusiasmato e nello stesso tempo scoraggiato i più esperti allevatori di esotici. Molto ricercato dagli allevatori, ha sempre mantenuto un prezzo alquanto elevato.
alloggi
L’ideale è una voliera, magari alberata però si adatta bene anche in gabbie, preferibilmente ampie data la vivacità dei soggetti e per evitare il loro eccessivo ingrassamento che crea notevoli problemi per la riproduzione.
alimentazione
Il solito misto per piccoli esotici integrato con panico, cardo selvatico e durante la riproduzione spighe fresche di miglio e panico. Le prede vive sono utili se si vuole fare allevare i piccoli dai genitori, senza però eccedere, è preferibile non somministrarle vive ma frullate insieme al pastoncino. Le vitamine vanno aggiunte all’acqua due volte alla settimana per la prevenzione contro l’indurimento delle uova. La vaschetta per il bagno deve essere sempre presente, cambiando l’acqua spesso.
Verso il
sesto-settimo mese è possibile sessare i giovani con il sistema del
confronto diretto, osservando la differente dimensione della maschera, che
nel maschio è più estesa verso la nuca e verso il ventre, arrivando ad
oltrepassare l'occhio (vedi Cardellino) inoltre il rosso della maschera e
del sopracodione si presenta nel maschio di una intensità e brillantezza
maggiore rispetto alla femmina. In soggetti di circa otto-dieci mesi di età
è possibile eseguire il sessaggio con il metodo tradizionale usato per i
Canarini, in quanto esistono più o meno le stesse diversità anatomiche.
Se occorre grande attenzione nello svolgimento del sessaggio della coppia,
occorre ancor più attenzione nello scegliere soggetti di taglia e colore più
che soddisfacenti. Soggetti di taglia ridotta o dal piumaggio serico e
arruffato non vanno presi in considerazione se si vuole allevare un Diamante
Pappagallo da esposizione.
Vista la vivacità della specie è preferibile, una volta formata la coppia,
presentare i due soggetti in un'unica gabbia con divisorio per fare sì che
si accettino come compagni.
riproduzione
Credo sia.opportuno fare una premessa basata sull'intuizione ormai avanzata
timidamente da più persone nel merito di far tentativi d'allevamento con i
Diamanti di Peale, usando soggetti di sette-otto mesi di età, periodo in cui
si dovrebbe avere la maggior fecondità. La cosa non mi ha stupito, in quanto
ritengo che il Diamante Pappagallo si sviluppi molto presto e sia in grado
di tentare di riprodursi a poco più di sei mesi, tanto che qualora la
riproduzione avvenga in una voliera occorre togliere i giovani al fine di
evitare accoppiamenti fra fratelli e sorelle. Ritengo pertanto che il
miglior periodo di fertilità del Diamante Pappagallo sia tra i sei-dieci
mesi di età, però attenzione, non è consigliabile lasciare novelli ai
giovani genitori che ancora non hanno sviluppato il senso del nutrimento
della prole.
Il Diamante Pappagallo depone in media quattro o cinque uova che cova per
tredici giorni; i piccoli, se ben alimentati nei primi dieci-dodici giorni,
e per questo è importante l'apporto diretto della madre, possono lasciare il
nido all'incirca sui ventun giorni. Dopo poco più di tre settimane
dall'uscita dal nido, i giovani risultano svezzati e sono praticamente
autosufficienti e le "nodosità" ai lati del becco sono praticamente
scomparse. È preferibile comunque la¬sciare i giovani con i genitori
naturali o adottivi per sessanta giorni. La muta comincia a nove-dieci
settimane di età ed è portata a termine a circa cinque mesi di età. Nel
periodo post-svezzamento e muta occorre fornire semi verdi, spighe immature,
semi germogliati, vitamine di accrescimento, aminoacidi, e tanto tanto
bagno. Semi germogliati ed eventuali tarme vanno fornite sul suolo della
voliera al fine di stimolare l'attenzione e l'appetito dei giovani.
considerazioni
Ricordando di aver scritto che il Diamante Pappagallo misura dodici
centi-metri, mi viene in mente l'inconsistenza del dato in merito
all'attuale lunghezza di gran parte dei soggetti oggi presenti negli
allevamenti. Se analizziamo un valore medio dei nostri soggetti riscontriamo
una taglia minore e una minor mole complessiva. Le cause di questo
scadimento vanno ricercate negli accoppiamenti effettuati molti anni
addietro fra soggetti scadenti dai quali si sono ottenuti soggetti di
piccola mole e peggio ancora da accoppiamenti fra consanguinei, considerando
che la consanguineità colpisce la qualità del piumaggio rendendolo ruvido,
opaco, ma soprattutto più corto, dando al soggetto un aspetto visivo più
minuto.